Siamo nel cuoredella Valle del Panarodell'appennino modenesedell'Emilia-Romagna
La nostra azienda agricola si trova lungo via Villa Bianca, storico confine tra i comuni di Marano sul Panaro e Vignola. Qui, grazie al caldo sole del giorno e alla brezza serale tipica di questa parte della valle del fiume Panaro, coltiviamo e facciamo maturare in modo naturale le nostre uve e le nostre olive, nel pieno rispetto della filosofia bio.
Le nostre uve danno poi vita al nostro vino bianco "Villa Bianca", prodotto con uve varietà Grechetto Gentile e disponibile sia in versione degorgiato che sui lieviti o "con al fond", con il fondo in dialetto modenese.
Nel nostro vitigno di uve rosse produciamo invece il vino rosso "Lambrusco del Pradello", un Lambrusco dell'Emilia IGP frizzante biologico non filtrato, che ha resistito alla frana del 1963 (che ha visto scomparire per sempre il Casale del Pradello, v. note storiche qui sotto) e grazie ad una perfetta esposizione e ventilazione oggi è in piena salute e ci permette di produrre questo vino tipico dell'eccellenza emiliana.
Dalle nostre olive nasce l'olio extravergine biologico "Marân", estratto a freddo da olive coltivate esclusivamente presso la nostra azienda agricola 100% italiano.
Le nostre uve danno poi vita al nostro vino bianco "Villa Bianca", prodotto con uve varietà Grechetto Gentile e disponibile sia in versione degorgiato che sui lieviti o "con al fond", con il fondo in dialetto modenese.
Nel nostro vitigno di uve rosse produciamo invece il vino rosso "Lambrusco del Pradello", un Lambrusco dell'Emilia IGP frizzante biologico non filtrato, che ha resistito alla frana del 1963 (che ha visto scomparire per sempre il Casale del Pradello, v. note storiche qui sotto) e grazie ad una perfetta esposizione e ventilazione oggi è in piena salute e ci permette di produrre questo vino tipico dell'eccellenza emiliana.
Dalle nostre olive nasce l'olio extravergine biologico "Marân", estratto a freddo da olive coltivate esclusivamente presso la nostra azienda agricola 100% italiano.
Via Villabianca di Augusta Redorici Roffi
La via parte dall'incontro a sinistra con il tratto "Crocialetto" - la Mora per giungere in quel di Villabianca con un percorso a tratti molto ripido. Avanti di iniziare la prima rampa, a sinistra tocca ciò che rimane dell' antico percorso medioevale che univa il castello di Campiglio con il castello di Marano. L'accesso, ora, è sbarrato, ma il battuto è ancora percorribile sia pure ridotto a carreggiata. Questo percorso tocca le Caselline, poi la Vigna su un tracciato dove la tradizione orale racconta della scoperta di tombe romane sconvolte dalla ruspa.
La Via Villabianca prosegue: a sinistra una cordata di "gleditsia triacanthos ", quegli spettacolari spini giudei forti, lunghi, spessi, quasi armi; lascia a destra geometrici filari di viti, di ulivi e alberi rari e, in alto, come sentinelle, due cipressi; tocca villa Santi di Belvedere, rossa nel verde, nel suo aspetto di nuovi muri su antiche memorie e difesa ora da costruzioni elegantemente rinnovate.
Subito arranca in ripida salita che ogni primavera profuma intensamente di lillà; sosta alla casa "vecchia", quella che era la padronale, antica casa Miana, scomparsa subito dopo il 1960. Qui la strada rallentava, e rallenta ancora su una piana. Davanti alla casa vecchia un prezioso bosco di querce rallegrava il viandante e una sorgente lo ristorava; sotto al bosco grigi calanchi marnosi si imbiancavano aridi nelle torride calure estive. Ora tutto è nudo; sparite le querce, poca siepe resiste. Poi la strada riprende la salita lasciando a destra lo stradello per "Casa Nuova" (Ca' Nova), ora silente luogo di ristoro; nel passato toccava a sinistra il Lagadello e, più internamente, il Pradello; poi in alto, sul paleoletto, giungeva a casa Serra.
Nel 1963 una frana, partendo dal paleoletto tra casa Serra e il Sagittario, si mosse, scivolando in notevole larghezza. Sparì il Pradello e del Lagadello lasciò tutti i muri aperti; sparirono le querce e la strada fu inghiottita.
Qui si interruppe da allora la strada per Villabianca che è ancora segno di confine tra il comune di Marano e quello di Vignola. Oggi, su quella frana assestata, attorno a quella strada sparita, è sorto un vivaio di costruzioni; il passaggio è impedito e un cane, non certo benevolo, ti fa retrocedere.
(testo estratto dal libro "Ma chi era Casinetto Santi? Storie di luoghi, vicende e personaggi cui sono intitolate le strade di Vignola", di Giampaolo Grandi, anno 2003, edito da Gruppo di Documentazione Vignolese "Mezaluna" )
La via parte dall'incontro a sinistra con il tratto "Crocialetto" - la Mora per giungere in quel di Villabianca con un percorso a tratti molto ripido. Avanti di iniziare la prima rampa, a sinistra tocca ciò che rimane dell' antico percorso medioevale che univa il castello di Campiglio con il castello di Marano. L'accesso, ora, è sbarrato, ma il battuto è ancora percorribile sia pure ridotto a carreggiata. Questo percorso tocca le Caselline, poi la Vigna su un tracciato dove la tradizione orale racconta della scoperta di tombe romane sconvolte dalla ruspa.
La Via Villabianca prosegue: a sinistra una cordata di "gleditsia triacanthos ", quegli spettacolari spini giudei forti, lunghi, spessi, quasi armi; lascia a destra geometrici filari di viti, di ulivi e alberi rari e, in alto, come sentinelle, due cipressi; tocca villa Santi di Belvedere, rossa nel verde, nel suo aspetto di nuovi muri su antiche memorie e difesa ora da costruzioni elegantemente rinnovate.
Subito arranca in ripida salita che ogni primavera profuma intensamente di lillà; sosta alla casa "vecchia", quella che era la padronale, antica casa Miana, scomparsa subito dopo il 1960. Qui la strada rallentava, e rallenta ancora su una piana. Davanti alla casa vecchia un prezioso bosco di querce rallegrava il viandante e una sorgente lo ristorava; sotto al bosco grigi calanchi marnosi si imbiancavano aridi nelle torride calure estive. Ora tutto è nudo; sparite le querce, poca siepe resiste. Poi la strada riprende la salita lasciando a destra lo stradello per "Casa Nuova" (Ca' Nova), ora silente luogo di ristoro; nel passato toccava a sinistra il Lagadello e, più internamente, il Pradello; poi in alto, sul paleoletto, giungeva a casa Serra.
Nel 1963 una frana, partendo dal paleoletto tra casa Serra e il Sagittario, si mosse, scivolando in notevole larghezza. Sparì il Pradello e del Lagadello lasciò tutti i muri aperti; sparirono le querce e la strada fu inghiottita.
Qui si interruppe da allora la strada per Villabianca che è ancora segno di confine tra il comune di Marano e quello di Vignola. Oggi, su quella frana assestata, attorno a quella strada sparita, è sorto un vivaio di costruzioni; il passaggio è impedito e un cane, non certo benevolo, ti fa retrocedere.
(testo estratto dal libro "Ma chi era Casinetto Santi? Storie di luoghi, vicende e personaggi cui sono intitolate le strade di Vignola", di Giampaolo Grandi, anno 2003, edito da Gruppo di Documentazione Vignolese "Mezaluna" )